Negli ultimi anni, complici gli oggettivi progressi della scienza, le conoscenze sulle cure dentali sono aumentate notevolmente. Di riflesso, si parla sempre di più anche delle patologie che riguardano i denti. Discutere di questo argomento significa, per forza di cose, chiamare in causa le tasche parodontali. Se ti stai chiedendo cosa siano, nelle prossime righe di questo articolo puoi trovare la risposta.
Tasca parodontale: cosa è di preciso?
Prima di entrare nel vivo della risposta alla domanda “Cosa sono le tasche parodontali?”, cerchiamo di inquadrare la situazione clinica che è caratterizzata dalla loro comparsa. Stiamo parlando della malattia parodontale, ossia di una patologia infiammatoria e degenerativa che coinvolge il parodonto. Con questo termine medico, si inquadra il tessuto di sostegno del dente, formato da gengiva, osso, legamenti parodontali. Questo quadro ha alla base un eccessivo deposito di placca nel solco tra superficie interna del dente e tessuto gengivale. Man mano che la placca aumenta, si crea una vera e propria sacca, la cosiddetta tasca. Deposito di placca equivale alla proliferazione di batteri che, come accennato nelle righe precedenti, attaccano il tessuto di sostegno del dente provocando, se non si interviene tempestivamente e con le cure giuste, anche la perdita dello stesso.
Come lavora lo specialista
Come appena specificato, la parodontite è una vera e propria patologia che non va trascurata. Nel momento in cui ci si accorge che c’è qualcosa che non va, è bene rivolgersi al proprio specialista di fiducia. Per il dentista, l’esame delle tasche parodontali è importantissimo. A seconda che superino o meno i 6 mm, si può procedere in maniera diversa per riportare la situazione alla normalità (ovviamente il paziente deve metterci del suo e non dimenticare mai le corrette pratiche di igiene orale domestica).
Giusto per fare qualche esempio concreto, ricordiamo che, nelle situazioni in cui, tramite una sonda ad hoc, ci si accorge che le placche superano i 6 mm, si può optare per l’intervento che prevede l’incisione della gengiva. Nei frangenti in cui il limite sopra citato non viene oltrepassato, si eliminano i batteri tramite raschiamento.
Per fortuna, come accennato in principio dell’articolo, negli ultimi anni le cure dentali hanno fatto passi da gigante. Grazie a trattamenti innovativi come lanaplaser.it – tecnologia di origine statunitense già diffusa in Italia da tempo presso alcuni studi selezionati – è possibile, a seguito della misurazione delle tasche parodontali, pulirle rimuovendo i batteri senza danneggiare le gengive (zero punti di sutura, per intenderci).
Un’altra caratteristica di questo trattamento riguarda il fatto che, dopo la fase di pulizia, lo specialista interviene ancora a livello delle tasche. In questo caso, però, stimola il tessuto in modo da provocare la formazione di un coagulo che funge da scudo protettivo per il dente.
Prima di arrivare alla conclusione vera e propria, comprime il tessuto contro la radice del dente e controlla il bilanciamento occlusale.
Come accennato nelle righe precedenti, quando si parla di parodontite la prevenzione gioca un ruolo cruciale. Essenziale è innanzitutto spazzolare bene i denti dopo ogni pasto – non subito – e utilizzare, se possibile, un dentifricio a base di fluoro. Molto importante è smettere di fumare – abitudine dannosa al di là della parodontite – e sottoporsi periodicamente a sedute di igiene orale finalizzate alla rimozione del tartaro. Forse non tutti sanno che, quando si chiama in causa la prevenzione della parodontite, si inquadra anche la dieta.
Per abbassare il rischio di soffrire della sopra citata patologia, è buona norma affiancare alle pratiche di igiene orale alimenti caratterizzati dalla presenza di calcio, evitando o moderando notevolmente il consumo di cibi croccanti e caffè.
Infine, se si ha in casa una persona che manifesta i sintomi della parodontite è fondamentale isolare tempestivamente la sua biancheria per minimizzare il rischio di contagio.